Pakistan: attacco talebani fa strage di bambini in una scuola, 141 morti

L'attentato, rivendicato dalla sigla Ttp, è stato messo a segno in un istituto frequentato da figli di militari a Peshawar. Gli assalitori hanno tenuto in ostaggio per ore circa 500 studenti.

ISLAMABAD - Colpire i più piccoli, per vendicare il dolore con il dolore. È questa la folle idea che ha spinto i talebani della sigla Ttp (Tehreek-e-Taliban Pakistan) a scegliere come obiettivo dell'attacco a Peshawar, in Pakistan, una scuola pubblica frequentata da alunni tra 6 e 16 anni, figli di membri dell'esercito.

Il bilancio è di 141 vittime, di cui più di 130 studenti: "Abbiamo scelto con attenzione l'obiettivo da colpire con il nostro attentato. Il governo sta prendendo di mira le nostre famiglie e le nostre donne. Vogliamo che provino lo stesso dolore", ha detto il portavoce dei talebani pachistani, Mohammed Umar Khorasani, rivendicando l'attacco iniziato alle 10.30 locali (le 6.30 italiane). 

"Quando abbiamo sentito i primi spari provenire dall'esterno dell'aula siamo rimasti tutti paralizzati, in silenzio. La porta si è spalancata con un botto: hanno fatto irruzione e hanno iniziato a sparare raffiche. Su tutti, sugli studenti e sui professori. È morto anche un bambino di due anni. Lo aveva portato in classe uno dei nostri colleghi". Ali Perwaz ha 14 anni. Era in classe per un esame di chimica. Non lo scorderà più. 

La mattanza che cambia per sempre la storia del Pakistan inizia alle 10.30 e dura nove ore. Solo nel tardo pomeriggio, con il buio che avvolge tutta la periferia est di Peshawar, i corpi speciali dell'esercito hanno ragione del commando: tutti e nove i componenti sono uccisi. 

Le sirene delle ambulanze sono urla di dolore, angoscia e lutto. Fanno la spola tra la scuola e due ospedali della città. Medici e infermieri sono mobilitati. Nell'istituto si continua a sparare. Quattro-cinque forti esplosioni scuotono le mura delle aule. Sono bombe a mano lanciate dagli aggressori. Ragazzi e ragazze, feriti, sanguinanti, i vestiti lacerati, bianchi e sporchi in volto, vengono portati fuori dall'edificio occupato. "È stato terribile", racconta una decina di studenti. "Hanno bruciato viva una maestra. Le hanno cosparso il corpo di benzina e le hanno dato fuoco. Era in classe con dei bambini delle elementari. Li hanno obbligati a guardare". 

"Mi fingevo morto". Shahrukh Khan, 16 anni, ricoverato all'ospedale Lady Reading, non riesce a placare il tremore che gli scuote da ore il corpo. "Eravamo nell'auditorium. C'erano tutti ragazzi tra i 16 e i 20 anni. Si sceglieva il tipo di corso di laurea. Decidevamo il nostro futuro. Il commando di Taliban ha fatto irruzione. Molti indossavano pantaloni e scarpe militari. Qualcuno ha gridato di nasconderci dietro i pulpiti. I militanti hanno gridato Allah akbar! e iniziato a sparare sui più piccoli che assistevano alla cerimonia. Uno dei Taliban, ad un certo punto, ha urlato: "ci sono dei bambini sotto i banchi, andate a cercarli". Io ero steso a terra, il viso schiacciato sul pavimento. Mi fingevo morto. Ho visto due grandi stivali neri. Colpivano sotto i banchi per vedere se c'era qualcuno. Colpiva e sparava. Un altro militante mi ha sparato alle gambe, sotto il ginocchio. Due volte. Mi sono infilato il lembo della cravatta in bocca. Ho stretto i denti per non far uscire un solo grido di dolore. Ho chiuso gli occhi, sono rimasto immobile. Ho atteso, i passi pesanti che camminavano lungo l'emiciclo. Tremavo. La morte mi stava addosso. Con quegli stivaloni neri. Non li scorderò mai".

da Repubblica.it

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