Gentilezza da maestra...

Era una mattina soleggiata e calda di metà aprile, una di quelle mattine in cui ti svegli e sai che sarà una bella giornata e ti senti bene.
Io frequentavo la seconda o terza elementare, non ricordo esattamente, e quel giorno litigai con mia mamma per motivi che non ricordo nemmeno; in più, avevo una verifica di italiano che comportava scrivere un tema su un argomento a piacere, ma io non sapevo proprio cosa inventarmi.
Ero piccola e le mie emozioni erano forti, mi sentivo in colpa per aver litigato con mia madre e volevo solo tornare a casa per vederla, anche se sapevo che era al lavoro.
Durante l’intervallo, che si faceva in classe, io rimasi nel mio posto vicino alla finestra, mentre tutti mangiavano la merenda e si scambiavano figurine. Non avevo fame, le mani mi sudavano e non volevo piangere per nessun motivo al mondo. Improvvisamente sentii una mano calda sulla spalla e mi girai, notando il viso rotondo della mia maestra di matematica che mi rivolgeva un sorriso dolce.
Mi chiese di andare fuori per un secondo, perchè voleva parlarmi.
Quando uscimmo, lei si sedette su una sedia che era appoggiata al muro e mi prese in braccio, le urla provenienti dalle aule che rimbombavano nel lungo corridoio.
Mi sentii strana, così continuai a guardare in un punto indefinito del pavimento, diventando rigida con tutto il corpo.
Lei mi strofinò la mano sulla spalla e mi scostò i capelli, poi mi chiese cosa c’era che non andava.
Era un gesto non familiare, non me lo sarei mai aspettato dalla mia maestra, ma vedevo il caldo sole di aprile riflettersi nei suoi occhi scuri, e mi sentii a casa.
Così, dopo averle sorriso debolmente, le raccontai della discussione e lei mi disse di non pensarci, che quando sarei tornata a casa avremmo risolto le cose. Le dissi che mia mamma non mi avrebbe perdonata, perchè ero una bambina cattiva. Lei mi spiegò che aveva una figlia e la perdonava sempre, così come la figlia perdonava lei.
La ringraziai e scesi dalle sue ginocchia, ritornando in classe.
Nelle ore seguenti, quelle in cui avevo la verifica, scrissi tanto, riempii tre fogli e mi sentii meglio, avevo scaricato tutte le mie emozioni su quel foglio.
Quando tornai a casa mi scusai con mia mamma e lei fece lo stesso.
Ma non mi dimenticherò facilmente dell’atto di gentilezza che ricevetti quella mattina dalla mia maestra, e non mi dimenticherò nemmeno di lei.
Anna

Nessun commento:

Posta un commento